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Cellule residenziali e prefabbricazione: abitare in chiave contemporanea

La cellula

Le riflessioni di Magistretti sull'abitare contemporaneo trovano uno dei momenti più interessanti in un complesso e articolato progetto, che lo vede impegnato in collaborazione con la MBM: l'azienda di prefabbricati lo incarica di mettere a punto un processo costruttivo, da adattare a varie situazioni urbane, in cui l'attenzione è rivolta non tanto al contesto, ma al paesaggio domestico interno: appartamenti-tipo che, indipendentemente dalle dimensioni, garantiscano un'elevata qualità spaziale È il tentativo di tradurre, su vasta scala, i risultati raggiunti attraverso numerose esperienze sulla casa alto-borghese (si pensi per esempio all'appartamento Bassetti o alla casa Cerruti, realizzati negli anni Cinquanta), in un modello accessibile anche a fasce di popolazione meno agiate.
La cellula minima (Planimetrie di un alloggio-tipo per i complessi prefabbricati dell'MBM, 1964) è composta da una zona giorno, ispirata ai dettami del Movimento Moderno e alla lezione di Mies van der Rohe sul tema della fluidità, dipanata in un'ininterrotta sequenza che ne amplifica la percezione: soggiorno, sala da pranzo e cucina costituiscono un unicum, affacciato su una loggia, in cui le diverse funzioni sono eventualmente separabili grazie a pareti "modernfold" che, altrimenti, si fanno invisibili perché impacchettate in un angolo. Accanto a questo living in chiave milanese, si svolgono gli ambienti delle camere da letto, in gruppi variabili per ciascun alloggio ma aggregati secondo schemi planimetrici che si ripetono identici. Soprattutto, però, l'architetto disegna attrezzature fisse, dimensionate in base al numero degli utenti, che semplificano l'abitare contemporaneo: le stanze vengono liberate dalle tradizionali, ingombranti armadiature che sono sostituite da moderni closet, sistemati nei locali di passaggio; le cucine, invece, sono già arredate con mobili componibili, prodotti in serie, che alloggiano nuovi, indispensabili elettrodomestici: insomma, una casa "chiavi in mano", prima tra le esperienze italiani di questo genere.

Dall'alloggio all'edificio, fino alla città

Il progetto per la società MBM costituisce una delle prime esperienze italiane nel campo della prefabbricazione pesante, applicata all'abitazione, che si concretizza in numerosi interventi di Magistretti: non solo il celebre gruppo di torri del Gallaratese (che, nel suo complesso, si rivela un vero e proprio laboratorio architettonico dell'epoca) o le case al quartiere Fulvio Testi a Milano, ma anche realizzazioni in provincia come i complessi per le cooperative Europa e Fuxia (entrambi costruiti a Trezzano sul Naviglio) o quello composto da settanta alloggi, sorto per l'Istituto Autonomo delle Case Popolari a Buccinasco. Tutti progetti firmati in collaborazione con l'ingegner Enrico Brusa, responsabile tecnico per l'azienda, in cui il volume edilizio altro non è che l'aggregazione delle cellule-base studiate per gli alloggi, che si ripetono in altezza e lunghezza a formare ora torri fino a quattordici piani, ora lunghi blocchi orizzontali che definiscono i bordi dei nuovi insediamenti periferici (Possibili articolazioni degli edifici prefabbricati nei complessi dell'MBM, 1966). La rigorosa reiterazione dello schema costruttivo - caratteristica indispensabile ad ogni intervento condotto con la tecnica della prefabbricazione - si manifesta in facciata attraverso il susseguirsi in altezza delle logge a servizio dei soggiorni, alternate alle colonne verticali piene e in aggetto che corrispondono all'unica scala per il disimpegno degli accessi agli alloggi di ogni nucleo.
Le infinite possibilità di personalizzazione materica dei pannelli di chiusura consentono, poi, di adattare ciascun edificio alle richieste specifiche della committenza, garantendo un elevatissimo margine di flessibilità anche dal punto di vista delle finiture. Che, in alcune tavole, appaiono ispirate alla tradizione, tipicamente milanese, del cotto rivisitato in chiave contemporanea sulla scia forse della lezione impartita dalla torre Velasca del gruppo BBPR, guidato dal maestro riconosciuto di Magistretti: Ernesto Nathan Rogers.

La prefabbricazione

Il metodo costruttivo studiato da Magistretti per la MBM nasce dalla rivisitazione di un brevetto francese, depositato con il nome commerciale di Balency System e già utilizzato per la costruzione di Thamesmead, nuovo insediamento urbano alle porte di Londra che aveva accolto sessantamila abitanti.
L'interesse del progetto sta nel fatto che non si tratta di un tradizionale sistema composto da travi e pilastri prefabbricati e assemblati in opera (la soluzione più comune in quegli anni), ma da pannelli autoportanti in cemento armato, che vengono montati in cantieri altamente meccanizzati (Depliant MBM). Prodotti in stabilimenti altrettanto avanguardistici, i pannelli e gli altri elementi strutturali (come le rampe di scale) sono ottenuti gettando il cemento in stampi, poi sottoposti a trattamenti speciali quali vibrazione - che consente di ottenere superfici perfettamente lisce - e riscaldamento ad acqua calda, a cui si deve la possibilità di ottenere utilizzo delle strutture nel giro di poche ore.
Ciascun elemento è già corredato di telai per porte e finestre (nel caso di pannelli per le chiusure verticali), canali per il passaggio degli impianti (idraulico, elettrico, telefonico) e, in alcune occasioni, di un vero e proprio sistema di riscaldamento radiante: una soluzione tecnologica che garantisce elevato livello di comfort ambientale e particolarmente all'avanguardia, rispetto agli anni in cui si compie la sperimentazione di Magistretti.


Maria Manuela Leoni

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