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L'edilizia popolare secondo Magistretti

Introduzione

Tema dominate l'intera evoluzione del dibattito architettonico nazionale del secondo dopoguerra, la casa popolare è anche il primo campo di applicazione progettuale di un giovanissimo Magistretti che, poco dopo la laurea, esordisce con il progetto della case per i Reduci d'Africa al QT8, costruite insieme a Eugenio Gentili Tedeschi e Paolo Chessa. L'occasione, fortunata, è la costruzione del quartiere modello che segnerà la storia dell'architettura italiana, promossa dall'Ente Triennale di Milano che di lì a poco diventerà uno dei più importanti riferimenti per Vico e che gli consentirà di costruire un altro gioiello della sua produzione, la celebre Chiesa di Santa Maria Nascente realizzata nello stesso luogo. Benché ampiamente trascurato dalla critica e oggi scarsamente conosciuto dal vasto pubblico, il progetto per le Case dei Reduci porta alla costruzione di un piccolo insediamento (Prospettiva generale del complesso di case per Reduci al QT8) ai margini del quartiere di Bottoni che contiene in nuce alcune delle più interessanti riflessioni di Magistretti sulla casa minima costruita in serie ripetibili, caratteristiche grazie alle quali Magistretti si aggiudicherà, fino all'inizio degli anni Sessanta, un gran numero d'incarichi per lo IACP e l'INA-Casa. Con la sostanziale differenza che se le case al QT8 sono piccole abitazioni unifamiliari abbinate principalmente a schiera, i progetti successivi vedono prevalere la costruzione di alloggi in condominio come quelli disegnati al Quartiere Duca D'Aosta o al Quartiere Pirelli.

Una casa per tutti

Lo scopo è la declinazione di un prototipo d'abitazione moderna, guidato dall'aderenza alle rigide regole dimensionali e distributive riconducibili alle diverse esperienze dell'"Existenzminimum" tedesco, arricchite nel modello magistrettiano da un'ampia gamma di arredi built-in prima realizzati su disegno di Vico, poi selezionati tra le migliori offerte del nascente industrial design italiano, per consentire la realizzazione di un habitat domestico accessibile a tutte le classi sociali. Accanto allo spirito modernista di queste esperienze, ritorna però il tema dell'aderenza alla tradizione costruttiva locale, divenuto elemento imprescindibile per i regolamenti IACP e INA-Casa e riletto da Magistretti attraverso il reiterato ricorso all'immagine della cascina lombarda, con l'utilizzo per esempio di mattoni a vista, di vaste logge affacciate sul desolante nulla (Il complesso INA-Casa a Morbegno, caratterizzato da facciate scandite da logge che diventano la cifra stilistica di molti progetti residenziali realizzati per enti pubblici, 1950) che spesso caratterizzava i lotti edificati in quest'ambito (emblematico, in questo senso, lo studio dei prospetti per le abitazioni INA-Casa a Morbegno, o di articolati tetti in tegole (La complessa articolazione delle coperture nel progetto per le case INA a Concesio) che sono la cifra di progetti come le case di Concesio.
Le riflessioni condotte in questi anni saranno poi elemento imprescindibile per l'elaborazione della cellula prefabbricata (Percorso Cellule residenziali e prefabbricazione) attraverso cui Magistretti renderà il proprio, importante contributo allo sviluppo della prefabbricazione pesante, in Italia, applicata alla residenza.


Maria Manuela Leoni

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