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Del guardare le cose con occhi nuovi

Redesign d'autore

«Look at usual things, with unusual eyes» (tratto da "Progettare nel moderno" in Alias, 2002), l'aforisma molto amato da Magistretti sintetizza il concetto di citazione al design anonimo, al repertorio tradizionale o ad autori amati della storia del design, contenuto all'interno di svariati progetti dell'autore. Magistretti infatti omaggia il design d'autore con "tributi" a noti protagonisti del moderno: da Mackintosh a Thonet dei quali, attraverso il riconoscimento della bontà progettuale dell'idea originaria, rivisita in chiave colta - a volte esplicita, a volte meno - e valorizza alcuni aspetti tecnici o formali. Thonet è forse il nome più ricorrente, evidente nella ripresa della sedia 811, disegnata in legno da Marcel Breuer nel 1925, che tradotta in alluminio e plastica, diventa il sistema di sedute Silver (1989; "Ritratti di sedia" in Area, 1990) per De Padova, o ancora nella sedia 0303 (2004), prodotta dalla stessa Thonet, insieme a un tavolo. Charles Renny Mackintosh, autore apparentemente lontano da Magistretti, viene evocato e apprezzato per l'elegante geometria, che ritorna come citazione nella sedia Golem (1968) di Poggi, dall'alto schienale curvato per sostenere meglio la colonna che verrà ulteriormente ripreso nel 1986 con il modello di sedia Koube per Aidec Tokyo, inserito nella collezione "Tre sedie" (Depliant Koube, Aidec). Pur differendo nel materiale, la plastica che sostituisce il compensato curvato, la sedia Maui (1996) per Kartell, rimanda direttamente all'iconica Fourmi di Arne Jacobsen. Il sobrio artigianato americano Shaker (Catalogo De Padova, 1990), come in Maine (1992) per De Padova, insieme all'artigianato danese rimangono tra i riferimenti più ricorrenti in Magistretti, per l'aderenza alla funzione e per l'estetica essenziale.

Rileggere la tradizione anonima

Non tutti sanno che una delle sedie più fotografate del leggendario periodo della "Swinging London" è una rivisitazione di una sedia popolare italiana. Rossa e lucida, Carimate (1960; "Sedie a struttura tradizionale" in Interni, 1982), che deriva il suo nome dal contesto in cui viene usata per la prima volta, un golf club alle porte di Milano, di Vico Magistretti, prodotta artigianalmente prima, da Cassina e da De Padova poi, ed eletta da Habitat la sedia della swinging revolution.
L'idea della citazione omaggio al design anonimo, al repertorio tradizionale, persino folkloristico, attraversa numerosi progetti di Magistretti. Avviene con la sedia Marocca (1987; Catalogo De Padova, 1987), rivisitazione di una seduta da osteria friulana o veneta, un autentica interpretazione dell'italianità, non sofisticata ma genuina ed elegante, «Come il minestrone di verdura - dice Magistretti - per ritrovare un modello che ci ricordi lo stesso, bellissimo visto in una mescita di grappa sul ponte di Bassano». Nella lampada da tavolo Eclisse (1967) l'idea nasce dal modello delle lanterne dei minatori, anche se il designer non ha mai nascosto un'ispirazione più romanzesca derivante dalla lanterna cieca di Jean Valjean ne "I Miserabili", con la luce interna e uno sportello che si apre e si chiude. Qui Vico Magistretti risolve la difficoltà con un'idea semplice tanto da sembrare quasi anonima. La lampada viene rinnovata dalla capacità di Magistretti di ripensare gli aspetti tecnici e i materiali con grande cura.

La sorpresa del ready made

«C'è un modo di fare le cose in un altro modo» sentenzia Magistretti in un'intervista parlando dell'intuizione che lo portò a disegnare l'amato e rivoluzionario divano Sindbad per Cassina (1981), ispirato alla coperta inglese da cavallo. Un perfetto esempio di ready made, tema progettuale esplorato con diverse tipologie di oggetti, dal tavolo Edison (1985; Depliant Edison, Cassina con la tipica struttura che evoca i tubi del gas, o ancora al tavolo Vidun di De Padova 1987 (Articolo in Casa Vogue, 1988) caratterizzato dal grande sostegno a forma di vite o alla lampada Morocco (1988, FontanaArte), il cui diffusore è realizzato con una composizione di bicchieri. Il ready made per Magistretti non è unicamente un espediente per divertirsi a realizzare qualcosa "in forma di", bensì una sorta di metodologia progettuale che appoggiandosi allo sguardo curioso e indagatore del suo autore, si proietta e concretizza in una soluzione chiara e fruibile. Una sorta di déplacement o "trasferimento d'uso" evidente nell'uso di un sedile a sella di cavallo, ribaltato, che si trasforma nella elegante e comoda poltroncina Incisa per De Padova (1992), o ancora nella posizione del fantino a cavallo mutuato nella forma della lampada Lester per Oluce (1987; "Lampada Lester" in Interni, 1987). Dal grande al piccolo, il metodo è applicabile anche alla scala del dettaglio, così la texture iconica della sedia Silver di De Padova (1989; "Vico Magistretti" in Domus, 1993) proviene dal motivo a griglia di un contenitore per le uova visto in un mercatino di Tokyo; l'elastico che fascia il divano Belt (2006, De Padova), come rivela il nome, dalla funzione di una fascia elastica-cintura... in Magistretti l'intuizione nel tradurre in forma il visivo è un'arte.


Rosa Chiesa e Ali Filippini

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