Deposito MM Famagosta, Milano

progetto
1989 - 2001
realizzazione
2000 - 2001
localizzazione
committenza

Società Metropolitana Milanese

caratteristiche costruttive

Serramenti: in alluminio anodizzato

Struttura portante: travi e pilastri in cemento armato prefabbricato

Facciata: pannelli prefabbricati di mattoni a vista, con orditure diverse

Copertura: piana non praticabile, con lucernai a shed e manto in lastre di cemento armato prefabbricato

descrizione
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L'edificio è un deposito con officina riparazioni per i treni della Metropolitana Milanese e si colloca in un contesto periferico fortemente disgregato, entro cui si era già trovato a lavorare Arrigo Arrighetti in occasione della costruzione dei due lotti del quartiere Sant'Ambrogio I e II (realizzati a cavallo tra il 1964 e il 1971). Come Arrighetti, anche Vico Magistretti cerca di portare ordine al paesaggio circostante attraverso un gesto architettonico alla grande scala che, in questo caso, è rappresentato da un basamento sviluppato in orizzontale, di oltre 240 metri di lunghezza e alto poco più di 7,5 metri. Costruito ricorrendo a uno scheletro in cemento armato prefabbricato, il volume orizzontale ospita la sala per il ricovero dei mezzi, illuminata attraverso l'ossessiva ripetizione di grandi lucernari a shed che si configurano come un piccolo esercito di corpi vetrati, armati contro il cielo. Funzionali all'illuminazione interna, i lucernari sono il gesto progettuale autonomo in grado di determinare il «valore espressivo» del complesso - come avrà modo di sottolineare Magistretti, nella relazione di progetto - ma anche il mezzo attraverso cui dialogare con il contesto: da un lato, il quartiere Sant'Ambrogio (verso cui sono rivolti) e, dall'altro, la rete infrastrutturale che innerva l'area - l'Autostrada Milano-Genova, in particolare - nei confronti della quale l'edificio si pone come nuova porta alla città. Non mancano nemmeno in questo progetto riferimenti alle preesistenze ambientali teorizzate dall'amico e maestro Ernesto Nathan Rogers, che hanno portato Magistretti a riflettere sulla necessità di salvaguardare un'antica cascina, presente in loco, e a utilizzare i materiali della tradizione agricola del sito, come elemento di finitura dei pannelli che tamponano il deposito. «Ci è sembrato - scriverà ancora l'architetto nella relazione al progetto - di individuare nel mattone l'elemento di finitura comune a tutto l'ambiente». Mattoni, dunque, che vengono disposti secondo orditure finemente variate che ricordano le amate composizioni grafiche di pittori e architetti olandesi.

Il progetto originario, che risale alla fine degli anni Ottanta e che ha avuto una lunga e tormentata storia, è stato in parte ridimensionato rispetto alle previsioni iniziali con la soppressione, in particolare, di un volume secondario che avrebbe dovuto ospitare mensa e uffici del complesso.

categorie

infrastrutture e impianti

bibliografia

F. Raggi, Designing as Robinson Crusoe, in Flare, maggio 1993

V. Magistretti, Relazione di progetto, Deposito MM Famagosta, Milano, 1989-2001

Progetti a Milano, in Domus 712, 1990, s.p.

F. Irace, V. Pasca, Vico Magistretti, architetto e designer, Milano 1999, p. 101

M. Biraghi, G. Lo Ricco, S. Micheli (a cura di), Guida all'architettura di Milano 1954-2014, Milano 2013, p. 155

scheda a cura di Maria Manuela Leoni
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