Albergo "Dalmine", Campana (Argentina)

progetto
1959 - 1963
realizzazione
1959 - 1963
committenza

Dalmine Safta

descrizione
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Concepito nell'ambito del progetto di un centro civico a servizio degli impianti industriali di Campana, in Argentina, il Residence Techint è l'unico tassello di un più complesso piano urbano che sia stato effettivamente realizzato.

Commissionato a Magistretti dalla Dalmine Safta (nata dalla partecipazione tra le società Dalmine e Technit) in un'area a cavallo tra le case per i dirigenti aziendali e il quartiere operaio noto con il nome di Barrio Dalmine, già realizzati, il centro civico occupava un intero lotto di superficie pari a quarantatre ettari, di cui circa la metà sarebbe stata lasciata a verde. Avrebbe dovuto ospitare, oltre all'albergo per soggiorni di lunga durata, un cinema, un auditorium, uffici, negozi e un complesso parrocchiale raccolti intorno a due fulcri progettuali, il sagrato e la piazza del cinema, e collocati su una serie di terrazze a quote diverse disposte secondo l'andamento altimetrico del sito. Un modello insediativo caro a Magistretti, che lo avrebbe riproposto non solo per il complesso residenziale della Marina Grande di Arenzano (1960-1965), ma anche per incarichi di dimensioni più modeste come la casa Bassetti ad Azzate (1960-1962).

Il residence si sviluppa su quattro piani fuori terra, di cui quello inferiore interamente destinato alle funzioni pubbliche connesse all'edificio (caffetteria e ristorante, accessibili da un ingresso indipendente rispetto ai percorsi di distribuzione dell'albergo) e a lavanderia, stireria, cucina e impianti tecnici. Il secondo livello ospita le aree di soggiorno per gli ospiti, che si aprono su un portico che costeggia quella che avrebbe dovuto essere la strada di accesso al centro civico, e che sono affiancate a portineria, direzione, stanze del personale. Gli ultimi due piani sono invece occupati dalle camere, per un numero di posti letto pari a sessantaquattro, ma ampliabile fino a cento senza dover ridimensionare le aree di servizio. Ciascuna stanza si apre su un piccolo ingresso, che disimpegna l'accesso al bagno con doccia e quello all'ambiente principale, suddiviso in tre zone distinte che corrispondono all'alcova per il letto (schermabile con pareti scorrevoli), all'area soggiorno e alla zona della scrivania. Ogni stanza è servita da una loggia privata e le camere poste in testa al corpo di fabbrica assumono dimensioni e caratteristiche corrispondenti a quelle di suite.

La copertura del piano del ristorante, che occupa una superficie maggiore rispetto al corpo dei livelli sovrastanti, è trattata a giardino e accessibile mediante una scalinata esterna, mentre quella della cucina diviene una terrazza a servizio di lavanderia e stireria.

Le finiture previste inizialmente (zoccoli in pietra martellinata, pareti intonacate in grigio caldo e parapetti a traliccio in legno scuro) furono sostituite durante l'iter progettuale, per assecondare lo spirito del genius loci tanto caro alla scuola architettonica milanese delle preesistenze ambientali, guidata da Ernesto Nathan Rogers che era stato maestro di Magistretti durante l'esilio volontario del 1943 presso il Champ Universitaire Italien dell'università di Losanna. «Le caratteristiche climatiche - scriverà infatti il progettista - hanno suggerito di proporre delle fronti interessate da cornici, cordoli, parapetti e gronde sporgenti atte a creare delle zone di riposo e d'ombra che oltre a predisporre un movimentato gioco chiaroscuro, garantiscono una protezione a tutti gli elementi esposti delle facciate». Le fotografie di cantiere ben documentano questa evoluzione, mostrando lo scheletro in cemento armato che gradualmente si riveste di una pelle in mattoni segnata da aperture indipendenti, ma raccolte in sequenze orizzontali che si spingono fino ai fronti minori grazie a raffinate soluzioni d'angolo, anticipando le scelte compiute per la casa milanese costruita da Magistretti in piazza San Marco (1969-1971).

Dopo un lungo periodo di abbandono (durante il quale lo stesso Magistretti aveva approntato un progetto di ristrutturazione, datato 2005) il complesso è stato riaperto nel 2008, al termine di un restauro che lo ha trasformato in struttura residenziale a servizio della TenarisUniversity.

categorie

architettura per la residenza, il terziario e i servizi

bibliografia

V. Magistretti, Relazione di progetto, Albergo "Dalmine", Campana (Argentina), 1959-1963

C. Lussana, M. Tonolini, Dalmine: dall'impresa alla città, in Quaderni della Fondazione Dalmine"+, n. 3, 2003, pp. 65-128

El centro industrial Techint de Campana, 1964

scheda a cura di Maria Manuela Leoni
stessi anni