Appartamento Gavazzi in via Goito, Milano

progetto
1953 - 1959
realizzazione
1953 - 1959
localizzazione
committenza

Gavazzi, Alessandro

descrizione
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Vico Magistretti lavora all'appartamento di via Goito in due fasi: la prima è la ristrutturazione di un sottotetto sopra la stanza padronale, ora raggiungibile mediante una nuova, plastica scalinata curvilinea che si erge a partire dall'anticamera; la seconda è la riorganizzazione con ampliamento della casa settecentesca, a cui vengono annessi i locali di un alloggio attiguo, che sono trasformati nell'area dedicata ai bambini.

Il tema progettuale comune ai due interventi è la ricerca di una soluzione in grado di coniugare il carattere tradizionalista e alto-borghese di una preesistenza con quello tipicamente magistrettiano improntato alla modernità, che coincide con la costruzione di un linguaggio domestico in cui nuovo e antico s'inseguono senza soluzione di continuità. Il tutto dentro un involucro architettonicamente riproporzionato: negli ambienti di rappresentanza (ingresso, soggiorno, sala da pranzo) vengono introdotte volte ribassate in pannelli prefabbricati tipo "Sadi", che rendono più intima l'atmosfera riducendo l'originaria altezza di oltre cinque metri; nella biblioteca, la porzione inferiore delle pareti è interamente rivestita da una sorta di modernissima boiserie, realizzata su disegno brevettato, in cui montanti verticali in lamiera verniciata rossa reggono mensole a L (dipinte di nero), sulle quali a loro volta poggiano ripiani in abete bianco cerato. La parte più alta delle pareti della stanza è invece sfruttata per disegnare un'astratta composizione geometrica di antiche stampe, incorniciate, che si svolge lungo tutto il perimetro.

Il problema dell'ampliamento è risolto mediante un piccolo ma prezioso espediente: i locali destinati ai bambini, posti a una quota inferiore rispetto al piano di calpestio del resto della casa, vengono collegati mediante un'apertura sagomata nello spessore della parate, ironicamente ispirata al celebre dipinto di Edvard Munch intitolato "L'urlo" e che staticamente funziona come arco di scarico; oltre la parete, viene disegnata una scaletta in cubi di teak e ultrapass che fungono sia da gradini, sia da contenitori per i giochi.

Per il resto, il dialogo tra le due anime della casa si risolve con l'introduzione di oggetti di design disegnati da Magistretti per Azucena, tra cui spiccano il tavolo della sala da pranzo - con gambe in ferro rosso lacca e un piano in noce massiccio, regolabile a diverse inclinazioni grazie a un particolare giunto in gomma - e la lampada della biblioteca, tributo alle "Monachella" e "Imbuto" disegnate nel 1953 da Luigi Caccia Dominioni (personaggio chiave tra i fondatori di Azucena).

 

categorie

architettura per la residenza, il terziario e i servizi

scheda a cura di Maria Manuela Leoni
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